Tra Fotografia e Sociologia.
Parliamo di Milano e di come sta cambiando in modo così rapido e impattante, e come questo si collega ai sentimenti di alienazione e stress che molti, me compresa, vivono in una città in costante trasformazione.
Dal punto di vista sociologico, la mia esperienza riflette una serie di fenomeni che Georg Simmel, Walter Benjamin e altri grandi pensatori della modernità hanno affrontato. Milano, come molte città globali, è soggetta a dinamiche che trasformano l’ambiente urbano, i rapporti sociali e le identità individuali.
1. Il rapido sviluppo urbano e l’ansia da cambiamento
Milano è cresciuta enormemente negli ultimi decenni, con nuovi grattacieli, quartieri moderni e la spinta verso la globalizzazione che l’ha resa un centro economico e culturale di primo livello. Tuttavia, questo sviluppo rapido spesso lascia indietro molti dei suoi abitanti, sia materialmente che emotivamente:
• La gentrificazione: In molte aree, i prezzi degli immobili salgono alle stelle, costringendo chi non riesce a tenere il passo a spostarsi in periferia o a vivere in condizioni di crescente precarietà. Le vecchie comunità e i legami che le univano si scompongono, creando un senso di perdita e isolamento.
• La modernità frenetica: La velocità con cui la città si trasforma può creare un forte senso di disorientamento, specialmente per chi, come te, ha un forte legame sentimentale con il passato e con i luoghi familiari. Questa rapidità può portare a una sorta di alienazione, dove non ci si sente più “a casa” nella propria città.
2. La vita metropolitana e il distacco emotivo
Simmel, studiando la vita nelle grandi città come Parigi o Berlino, ha parlato dell’atteggiamento blasé, una sorta di distacco emotivo che le persone sviluppano per proteggersi dalla sovra-stimolazione dell’ambiente urbano. Milano, con il suo ritmo frenetico, il traffico, i nuovi stimoli continui, può generare lo stesso effetto:
• Sovraccarico sensoriale: La città ti bombarda di input continui – pubblicità, eventi, persone, rumori. Per non esserne travolti, molti sviluppano una certa “indifferenza”, una sorta di barriera psicologica che ti permette di non essere emotivamente colpito da ogni cosa, ma che può portare anche a un senso di spersonalizzazione.
• L’isolamento nella folla: Anche se sei circondato da migliaia di persone, puoi sentirti profondamente solo. Questo è uno dei paradossi delle grandi città: la densità di persone non garantisce più connessioni umane profonde, anzi, spesso le rende più superficiali e distanti.
3. La città come simbolo di successo, ma a che costo?
Milano è spesso rappresentata come una città del “fare”, dove la produttività e il successo sono valori primari. Tuttavia, questo culto della produttività può generare stress e ansia:
• Il tempo come risorsa scarsa: In una città orientata verso il lavoro e la competizione, il tempo sembra sempre mancare. C’è una corsa costante a fare di più, a essere più efficienti, a “stare al passo”. Questo crea una forma di alienazione temporale, dove non c’è più spazio per riflettere, per godersi il presente, o per coltivare legami profondi.
• L’individuo come merce: Milano, come molte città moderne, può far sentire le persone come ingranaggi in un meccanismo produttivo. Il valore dell’individuo si misura spesso in base a quanto produce o a quanto è “di successo”. Per una persona sensibile e sentimentale come me, questo approccio può risultare soffocante e alienante, perché non riconosce il valore dell’essere, ma solo del fare.
4. Il cambiamento delle relazioni sociali
Con la crescita della città e la sua spinta verso la modernità, le relazioni sociali cambiano:
• Relazioni più superficiali: Le nuove tecnologie e i ritmi frenetici della città spesso rendono i rapporti più veloci ma meno profondi. Molte delle interazioni sono transitorie, temporanee, mancano della stabilità e dell’intimità che una volta erano più comuni nei quartieri dove ci si conosceva tutti.
• Il desiderio di comunità: In questo contesto, molte persone, specialmente quelle che hanno un forte legame con la tradizione o con i valori comunitari, possono sentirsi estraniate. Il tuo legame con il passato e la difficoltà di adattarti a questa modernità frenetica riflettono un desiderio di un ritorno a una comunità più vicina, a ritmi più lenti e a connessioni autentiche.
5. Milano e la memoria urbana
Come nel pensiero di Walter Benjamin, il cambiamento di Milano può essere visto anche attraverso il concetto della memoria urbana. Le trasformazioni continue della città cancellano tracce del passato, e con esse, i ricordi personali e collettivi legati a luoghi, strade, edifici.
• La perdita dell’aura: I luoghi iconici di Milano, una volta carichi di significato, vengono spesso sostituiti o trasformati per far spazio al nuovo. Questo può generare un senso di perdita della propria storia personale, dove il cambiamento costante cancella i legami affettivi con il passato.
• La città come testo: Ogni città può essere letta come un testo che racconta storie. Quando le vecchie “pagine” vengono cancellate, diventa più difficile per chi, come me, è legato ai ricordi e ai sentimenti, trovare una continuità e un senso di appartenenza. (Per esempio io sono nata in Porta Romana e l'ho lasciata a 30 anni, dopo 20 anni quando passeggio per la mia vecchia zona sono pochissimi i negozi antichi e la Città ha cambiato aspetto e linguaggio).
6. Resistenza al cambiamento
La mia "resistenza" alla modernità di Milano è un fenomeno che molti vivono, soprattutto quelli che hanno un approccio più sentimentale alla vita. La modernità, con le sue pressioni verso il cambiamento costante, può generare un senso di nostalgia per un passato più semplice, più intimo e meno stressante. Tuttavia, questa resistenza può anche essere una forma di resilienza:
• Cercare spazi di autenticità: In mezzo a tutta questa trasformazione, c’è ancora spazio per resistere ai ritmi moderni e trovare momenti di autenticità. Può essere utile creare o ritrovare oasi di lentezza – luoghi, attività o relazioni che mi permettano di sfuggire allo stress e di coltivare una connessione più profonda con te stessa e con gli altri come ad esempio il mio Studio Fotografico ed il mio giardino.
Quindi, dal punto di vista sociologico, il cambiamento di Milano è emblematico della modernità urbana e dei suoi effetti sull’individuo. La città si trasforma continuamente per soddisfare le esigenze del mercato globale e della produttività, ma in questo processo spesso lascia indietro i suoi abitanti, creando alienazione, isolamento e una perdita di identità. Essere una persona sentimentale in questo contesto significa vivere una tensione costante tra il desiderio di connessione e autenticità, e le pressioni esterne della modernità che cercano di spingerti a “correre” e a adattarti.
Vi consiglio di leggere un testo bellissimo che Vi farà certamente riflettere: Georg Simmel Le grandi città e la vita dello spirito
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